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Chi è il professionista della Comunicazione, cosa fa e come lo si diventa.
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Chi è il professionista della Comunicazione, cosa fa e come lo si diventa.

10.01.2023
A tu per tu con un protagonista dell’advertising per capire le chiavi di accesso alle professioni della creatività e del brand building. Stefania Siani fornisce un utilissimo inquadramento della comunicazione e della creatività oggi, indicando percorsi formativi e sbocchi professionali per chi vuole lavorare nella comunicazione. Per gli studenti liceali e le famiglie alle prese con decisioni importanti, avere un’idea chiara di chi fa che cosa “là fuori” è un ottimo modo per impostare bene il percorso di studi universitari.

Chi è oggi il professionista della Comunicazione.

Iniziamo dalle definizioni. Quali sono i compiti del professionista che progetta e realizza la comunicazione?
Un professionista della comunicazione è una persona che svolge un ruolo fondamentale per la società, poiché crea i suoi immaginari, e per l’economia, poiché svolge un ruolo fondamentale nella narrazione delle marche, influendo moltissimo sulla loro immagine, sulla reputazione e quindi sulle vendite. Per realizzare i propri obiettivi, ogni azienda mette in atto dei piani di marketing. Dopo aver creato e distribuito un prodotto o un servizio, bisogna indurre e convincere le persone a sceglierlo. Fare questo lavoro significa sapere cosa è importante per le persone quando scelgono, e saper far nascere una relazione fra le persone e le marche. Questa relazione si fonda non soltanto sulle qualità del prodotto ma anche sulla qualità dei valori e della visione dell’azienda. Un professionista della comunicazione coniuga strategia, dati e creatività per disegnare e distribuire messaggi che aiutino le marche e le persone a entrare in relazione e a fondare le scelte di acquisto su valori e ideali comuni. Ed è per questo che la comunicazione è una leva dell’economia: perché costruisce valore.

 

Quali sono le principali tipologie professionali che si incontrano nel campo della comunicazione?
Quella della comunicazione è una filiera in cui convivono fianco a fianco ruoli diversi a seconda delle competenze. Tutto inizia con la strategia. A svolgere il lavoro di studiare il mercato, i target, lo scenario competitivo sono gli strategic planner, che costituiscono il reparto strategico. Dopo che questa parte di studio è stata svolta, entra in campo il reparto creativo. Qui lavorano art director, copywriter, graphic designer digital e social media expert che, sotto la guida del direttore creativo, creano i messaggi di comunicazione da un punto di vista narrativo e visivo. La creatività immaginata (foto, video, radio, banner, social media) deve essere prodotta. In questa fase del lavoro sono fondamentali i producer delle diverse discipline (producer off- e on-line). Infine è la volta degli esperti di media. Sono loro che pianificano il messaggio studiando il target. Gli analisti riescono poi a studiare l’andamento delle campagne, che sono oggetto di continui miglioramenti.

 

Art director e copywriter fanno cose diverse…
Potrebbe apparire semplice. Il copy si occupa delle parole. L’art delle immagini. In realtà è molto più di questo. Oggi chi lavoran nella comunicazione vive in più ambienti, e l’ambiente che sta diventando sempre più importante è quello digitale. Mentre un concept e il suo key visual di sintesi possono essere media neutral, oggi è fondamentale che art e copy imparino a creare messaggi e testi visuali e narrativi adatti ai contesti. Sempre più i copywriter devono entrare nell’era dello ux e del seo copywriting, mentre gli art devono vincere la sfida di mantenere l’identità visiva e grafica dei brand riconoscibile e consistente nei tanti modi e contesti in cui viene pianificata. Devono lavorare insieme perché i testi non siano mai didascalici rispetto alle immagini, e viceversa. Interagendo insieme come la parte destra e sinistra del cervello, art e copy possono, nella loro dialettica, far evolvere gli immaginari e le narrative della comunicazione dei brand.

Premiazione ADCI Awards 2022, Milano. Da sinistra: il Moderatore della serata Carlo Pastore, il Presidente ADCI Awards 2022 & Global CEO di Le Pub, Global CCO di Publicis Worldwide e CCO di Publicis Group Italy Bruno Bertelli e la Presidente di ADCI - Art Directors Club Italiano & CEO e CCO Serviceplan Italia Stefania Siani - copyright JM Studio.

Come si diventa professionista della Comunicazione.

Come ci si può avvicinare ai mestieri della comunicazione durante le scuole superiori?
Cari studenti, per lavorare nella comunicazione dovete nutrire la curiosità. E la pubblicità è onnivora. Perciò, più varia è la vostra dieta, più diventate bravi. Dovete riuscire a interessarvi alle cose che piacciono di più alle persone. Ma attenzione, quando diventerete comunicatori guarderete le cose da un punto di vista deformante ancorché straordinario: quello degli addetti ai lavori. Se Tredici Pietro ha successo con un pezzo rap, studiatevi il testo e scoprite perché. Se Adele frantuma un record, cercate di capire perché. Se Mercoledì Addams occupa le pagine di tutti i giornali, chiedetevi perché. Se Chalamet si veste in un modo che cambia la moda maschile e l’idea stessa di maschio, chiedetevi perché. Se al primo posto in classica dei libri ci sono i gialli, chiedetevi perché. Se zerocalcare sbanca Netflix , chiedetevi perché. La risposta sarà sempre la stessa. C’è qualcuno che attingendo alla creatività è riuscito a fare della sua vita e della sua storia un role model universale. Se diventerete creativi, scoprirete che vi pagheranno per avere un’individualità potente e per immaginare. È il lavoro più bello del mondo ma richiede cultura, passione e tanto ascolto di se stessi. Altrimenti è un mestiere che può comunque essere fatto molto seriamente.

 

Quali sono i percorsi di studio universitari per diventare professionisti della comunicazione?
Ho studiato filosofia all’Università Cattolica di Milano. Gli anni più belli della mia vita. Le marche sono sistemi del mondo. Non riesco a immaginare una facoltà che meglio di filosofia possa preparare alla professione di creativo, e in generale a vivere. Poi ho fatto un master triennale all’Accademia di Comunicazione. Mi sono specializzata per diventare copywriter. A ventiquattro anni è iniziata la mia carriera. Un viaggio che continua ancora oggi e mi toglie il fiato.

 

Studiare comunicazione in Italia o all’estero: ci sono pro e contro in entrambi i casi?
In Italia abbiamo scuole importanti e dalla vocazione sempre più internazionale. Per essere internazionali però bisogna appartenere a un paese. Il mio consiglio è di fare un’esperienza di studio e di lavoro all’estero, ma restando in modo radicato italiani: il nostro è il paese più bello e creativo al mondo.

 

Come trovare lavoro da professionista della comunicazione dopo l’università?
C’è molta richiesta di lavoro nel nostro mondo. Bisogna studiare il mercato, i creativi, le agenzie che producono il lavoro che riteniamo di maggiore ispirazione e candidarsi. L’invio della propria candidatura, motivato dalle affinità e dalla passione, rimane fondamentale. Molto importante, quando si intraprende il percorso di studi, è creare un luogo virtuale dove poter rendere visibile il proprio lavoro, aggiornandolo via via con i nuovi lavori. Behance è il sito più consultato anche da chi deve assumere. Personal branding e condivisione delle proprie passioni e del lavoro anche scolastico contribuiscono senz’altro a posizionarsi sul mercato. Come ADCI organizziamo, con l’aiuto dei consiglieri  Jack Blanga e Lorenzo Picchiotti, il Grande Venerdì di Enzo, un evento durante il quale i più importanti direttori creativi di diverse sigle italiane visionano i portfolio degli studenti. Io ho assunto molte persone durante il Grande Venerdì di Enzo, è un’occasione imperdibile. Seguiteci sui nostri canali ADCI.

Cosa fa esattamente un professionista della Comunicazione.

Dove lavora un professionista della comunicazione?
Lavora con gli altri. Deve sviluppare il senso della maglia. Dell’appartenenza. Non fatevi fregare dalla retorica dello smart working. Lo smart working non si discute, un creativo può lavorare ovunque. Ma deve appartenere a un luogo e a una comunità. Deve costruire relazioni non sempre intermediate dagli schermi. Deve darsi la disciplina che la vera socialità richiede.

 

Quali competenze professionali richiede oggi il mercato a un giovane professionista della comunicazione?
Attitudine prima di tutto. Apertura al lavoro di team, antenne ben sintonizzate sul contemporaneo e sulle sue narrative, spirito di intraprendenza, capacità di resistere alla pressione e risolvere i problemi. Bisogna fare tantissime scelte, estetiche e di narrativa.

Che cosa occorre per essere un buon professionista della Comunicazione.

Di quali soft skills avrà bisogno un bravo professionista della comunicazione?
L’inglese è fondamentale. La gestione dello stress risulta la cosa più difficile: le nuove generazioni hanno delle importanti aree di fragilità, e preservare la loro mental health è cruciale.

 

Per lavorare come professionista della comunicazione servono talento, abilità tecnologiche, olio di gomito e cultura. Ci può dire in che percentuali è il cocktail perfetto, e perché?
Cultura 60%.
Olio di gomito 30%.
Talento 10%.

La cultura ci aiuta a comprendere chi siamo e le spalle dei giganti su cui siamo seduti. In questi tempi disgregati e barbari, investire sulla cultura è rivoluzionario.

 

Raccontaci la giornata perfetta di un professionista della comunicazione. E quella peggiore, catastrofica.
La giornata ideale è quella in cui si riesce a risolvere un brief e a vedere in modo maieutico il meglio di sé e del proprio lavoro. Vedere un’idea trasformata in realtà: quando accade la prima volta è indimenticabile, e ancora oggi è una cosa che mi emoziona. La giornata peggiore è quando dobbiamo fare i conti con la frustrazione. Bisogna mettere tutto se stessi nel lavoro, e quando un lavoro viene rifiutato ci sentiamo messi in discussione come persone. Ma rialzarsi sempre è quello che conta. Conta la volontà di non lasciarsi abbattere, pensando che non siamo noi a essere messi in discussione. È difficile ma non bisogna mai lasciarsi andare.

Premiazione ADCI Awards 2022, Milano. Da sinistra: il Moderatore della serata Carlo Pastore, il Vice Presidente ADCI - Art Directors Club Italiano & Presidente + CCO Ogilvy Italy Giuseppe Mastromatteo e la Presidente di ADCI - Art Directors Club Italiano & CEO e CCO Serviceplan Italia Stefania Siani - copyright JM Studio.

Consigli a un giovane professionista della Comunicazione.

Quali sono state da giovane le sue figure di riferimento nel mestiere della comunicazione?
La prima per me è stata Francesco Emiliani, che mi ha offerto il primo lavoro in DDB. Era un’agenzia fantastica, in cui tanti sognavano di andare. Esperienza memorabile anche con il compianto Gianfranco Marabelli. Poi importantissimi sono stati Pino Rozzi e Roberto Battaglia, che lavoravano nella gloriosa DLVBBDO. Ma c’erano troppi senior e io volevo fare carriera in fretta. Appena si sono spostati in Red Cell, li ho chiamati e ho iniziato a lavorare con loro e con Federico Pepe, che sarebbe diventato mio marito e che considero il miglior art director italiano.

 

E quali sarebbero se lei fosse giovane ora?
Ci sono tanti grandi professionisti, ma non mi sento di indicarli. Ciascuno, studiando il mercato, sarà in grado di capire chi è mosso dalla passione. Il denaro viene sempre dopo.

 

Ci può consigliare qualche buon libro per chi vuole avvicinarsi al mondo della comunicazione?
Gli annual dell’ADCI. Per un copywriter Esercizi di stile di Raymond Queneau. E per tutti restano fondamentali i testi di Philip Kotler.

 

Film raccomandati per chi sogna di lavorare in comunicazione?
La mosca di David Cronenberg, e in generale tutti i suoi film. The Truman Show. The founder. Steve Jobs.

Stefania Siani

Stefania Siani

Stefania Siani ha iniziato la sua carriera in DDB come copywriter. Ha continuato in Ata De Martini & C., Cellule Rosse e poi nel 1861 in United (Gruppo Wpp Italia) dove viene nominata Direttore Creativo. Nel 2008 diventa Executive Creative director di DLV BBDO e Proximity BBDO, nel 2018 Vice Presidente e Direttore creativo. Durante la sua attività contribuisce in modo determinante alla trasformazione digitale dell'agenzia, allo sviluppo del new business e all’evoluzione dei linguaggi delle aziende clienti. È una delle creative italiane più premiate, ha vinto premi dell’Art Directors Club, D&AD, New York Festival, Epica, Clio e Cannes. Nel 2018 ha fatto parte della giuria del cinema di Cannes. Nel 2020 è stata Presidente degli ADCI Awards, il più prestigioso riconoscimento italiano di creatività. È Presidente di ADCI Art Directors Club Italiano e fondatrice del Premio Equal per la parità di genere e l’inclusione nella pubblicità. Attualmente è CEO di Serviceplan Italia.

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